Quasark675 Architetti Associati Trento micu-3

MICU’ - Macchinario Inutile di Consapevolezza Urbana
VINCITORE DEL 7° BANDO OPEN - CREAZIONE CONTEMPORANEA

committente
Pergine Festival
luogo
Pergine Valsugana (TN)
anno
2018
dimensione
2 x 2 x 2 m x tutti i luoghi dove si fermerà
stato
realizzato
in collaborazione con
Arch. Raffaele Zeni
FALEGNAMERIA
Crediti:
realizzazione: Falegnameria Zeni Srl

Micù è un macchinario con una funzione ben precisa, ma non ha bisogno di energia per funzionare.
Micù è un arredo, perché occupa uno spazio ed attorno a sé lo definisce, ma non è un armadio né un comodino.
Micù è un'architettura che ha volume e forma, ma non ha un ingresso e nemmeno un interno.
Micù è un oggetto con un sopra ed un sotto, ma non sta nel palmo di una mano.
Micù è inutile, perché quello che fa lo potremmo fare ogni giorno alzando lo sguardo, scoprendo gli spazi, parlando con le persone.
Micù è un "macchinario inutile di consapevolezza urbana" e per questo utilissimo!

Come riappropriarsi dello spazio pubblico? Come alzare gli occhi dagli smartphone o le terga dalle poltrone per uscire e renderci conto di ciò che ci circonda? Come incentivare le persone a fermarsi, guardare, parlare e scambiarsi saluti o storie? Come portare il Festival nelle piazze e riconnetterlo alla città di Pergine? A queste domande abbiamo cercato di rispondere creando un oggetto che potesse focalizzare l'attenzione e caratterizzare uno spazio, un punto di forza dove soffermarsi, giocare, interagire e provare ad acquisire consapevolezza del luogo dove stiamo mettendo i piedi. Micù è un'installazione interattiva composta da un volume di pianta triangolare (2 m base x 2 m altezza), fucsia acceso, misterioso, non accessibile all'interno, da cui spuntano in alto tubi e marchingegni, per calamitare la curiosità dei passanti. Sulle facce esterne si aprono una decina di fori e sportelli attraverso cui è possibile parlare, ascoltare o guardare con punti di vista differenti. Tramite semplici segni grafici, (un occhio, una bocca, un orecchio, un percorso tratteggiato che unisca i fori) e poche parole esplicative, le persone sono portate dapprima a guardarsi, ascoltarsi, per poi spostare gradualmente l'attenzione allo spazio urbano, alle altre persone, ai dettagli che spesso ci sfuggono.
Per fare questo sono stati utilizzati quei tubi e marchingegni che evidenziano il carattere di macchinario di Micù, che sono in realtà periscopi (costruiti con specchi e tubi), telefoni senza fili (tubi flessibili), o semplici finestre con ante da un lato a specchio che dall'altro si aprono su quanto ci sta attorno.
In principio si vede il proprio volto, dai periscopi la propria nuca o i propri piedi; parlando nei tubi si ascolta la propria voce. Ma proseguendo nel percorso si sposta l'attenzione osservando il cielo sopra di noi, la pavimentazione della piazza o lo scorcio di una via; si parla e si aspetta che qualcuno dall'altra parte del tubo ci risponda, ci saluti, ci racconti qualcosa; oppure si ascoltano i rumori della città, i passi, il vento. Infine aprendo l'anta, che era dall'altra parte lo specchio che aveva riflesso il nostro volto, si vede lo scorcio di città prima dietro di noi, o magari un'altra persona che si sta specchiando e sta iniziando il percorso.
Per aumentare il senso di novità e straniamento, l'oggetto può spostarsi e comparire in luoghi diversi di Pergine. Ogni giorno una piazza, una via, un luogo differente e quindi diversi suoni, persone, punti di vista. Un gioco andarlo a cercare. Per questo motivo, nascoste all'interno di Micù, sono state fissate tre ruote industriali con blocco.
Per il suo funzionamento non servono allacci o elettricità, ma solo la curiosità della gente.
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